TUTTI NEL BOSCO A CERCARE I PORCINI; MA NON TUTTI LI TROVANO.
Nel post di ieri, che puoi
rivedere sul blog, ho raccontato come la temperatura del terreno misurata con
un semplice termometro da due soldi, può indirizzarci sui versanti in
produzione facendo il
confronto fra la temperatura del terreno misurata, con quella ottimale
ricavata dal mio modello.
Sono rare le buttate nelle quali
basta entrare nel bosco per inciampare nei porcini, quasi sempre bisogna
andarli a cercare a “casa loro” senza scoraggiarsi anche se non se ne vedono in
giro.
La differenza di comportamento e
quindi di risultato è notevole e si può indovinare stando ad osservare i
fungaioli che escono dal bosco:
c’è quello stanco ma col sorriso
sotto i baffi e compiaciuto che tiene nascosto il cesto. L’altro anche lui stanco, ha lo sguardo sconsolato e ballonzola il cesto da tutte le parti.
Nel bosco si leggono altrettanto
bene i comportamenti dei fungaioli:
chi cammina veloce, chi si muove
zigzagando, qualcuno sembra aver perso la strada, qualcun altro segue una
direzione precisa e guarda caso, quest'ultimo ha il cesto più panciuto.
Camminare sui versanti giusti aumenta enormemente la possibilità di
successo.
Un secondo aspetto che ritengo molto utile per avere successo,
riguarda il modo di condurre la ricerca.
Quando si incontra un fungaiolo nel
bosco e soprattutto in fungaia, generalmente, quest’ultimo aumenta il passo e
dopo poco si allontana, tanto che noi spesso aspettiamo che la fungaia si
liberi. C’è capitato anche nell’uscita di ieri.
Al nostro arrivo la fungaia era
già occupata da due fungaioli che parlavano ad alta voce con l’accento del
posto. Alla nostra vista hanno affrettato la ricerca. Noi abbiamo fatto finta
di non vederli ma facevamo più rumore del dovuto per essere certi di rivelare
la nostra presenza. Come sperato, i due si sono allontanati presto e noi
abbiamo raggiunto la fungaia solitaria per trovare in bellavista i resti della
pulitura frettolosa di alcuni funghi, assieme a diversi porcini ben nascosti e
sfuggiti alla ricerca altrettanto frettolosa dei due che ci avevano preceduti.
Morale della favola:
Quando si è in fungaia non bisogna farsi prendere dall’ansia.
Dalle
osservazioni fatte si ricava una regola utile da seguire quando si è in
fungaia.
Durante la
prima volata con i funghi piccoli serve una ricerca lenta e minuziosa. Dopo si
può andare più veloci, i funghi sono grossi quindi si vedono meglio ed inoltre,
così facendo, si fa più strada e si scoprono posti nuovi. I risultati cambiano
molto.
La mia
compagna ha un carattere paziente cammina piano, con la punta del bastone
sposta i piccoli mucchietti di foglie che spesso nascondono un fungo e alza i
rami che coprono la base degli arbusti. Ha il tempo di sincronizzare la vista
sui contrasti cromatici del momento per vedere una cappella che esce tra si e
no dalle foglie, torna nello stesso posto da un’altra direzione per vederne un
altro invisibile da diversa posizione. Si ferma, osserva dal basso e dopo che
trova il primo insiste perché c’e anche l’altro.
Io sono meno
paziente e cammino di continuo, col risultato che faccio il doppio della strada
e se un fungo non è ben visibile rischio di pestarlo; “se ce n’è uno lo trovi
te” sbotto io e nei primi giorni lei trova il doppio dei miei. Io invece trovo
nuove fungaie. Nella seconda volata sono io a trovare più funghi e lei a fare la
risentita. Si chiama lavoro di squadra.
Nei prossimi post cercherò di
dare alcuni indizi per aiutare a riconoscere le fungaie.
molto interessante
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