COSA SUCCEDE AI FUNGHI DOPO IL
TAGLIO DEL BOSCO?
L’amico Marco mi ha scritto questo messaggio:
Sui funghi nei boschi
tagliati se ne sentono tante….chi dice che crescono prima e di più, chi dice
solo i primi anni e poi a ripartire dal settimo, chi dice troppo sporco e
impraticabile (soprattutto cerro e castagno)..qual è la verità secondo te e
cosa ne pensano i fungaioli di face book.
Ecco la mia esperienza.
I boschi che frequento
sull'Appennino sono in grande maggioranza costituiti da latifoglie e molto meno
da conifere.
I secondi e i primi con età maggiore di 40 anni sono governati a fustaia, gli altri a ceduo che si basa sulla capacità delle
piante di emettere polloni nuovi dalle ceppaie tagliate.
Per me le fustaie, soprattutto
quelle di faggio, sono i boschi
quelli veri, dove le chiome degli alberi spesso si uniscono a formare una
copertura continua attraverso la quale ogni tanto sbuca qualche lama di luce. Il
sottobosco è un tappeto di foglie secche in tutte le stagioni senza ostacoli
per il passo ma neppure per lo sguardo, come quella volta quando un capriolo
che non mi aveva sentito, si spostava tranquillamente fra i tronchi
e io non mi ero stupito; lui faceva parte dell’ambiente e in quell'attimo forse
ne facevo parte anche io.
La ricerca è tranquilla, non è
necessario fare lo slalom fra le frasche, gli arbusti e la vegetazione e si può
scegliere la direzione giusta seguendo il proprio istinto senza però perdere la concentrazione. Poche volte capita di vedere un fungo proprio in
bella vista, più spesso i porcini si mimetizzano perfettamente con le foglie e solo
l’esperienza consiglia di spostare quel mucchietto con la punta del bastone.
Tagliare alberi in questi luoghi
dovrebbe essere considerato un sacrilego e debbo dire che mi è capitato
raramente di vederlo, forse perché in genere sono boschi con qualche grado di
tutela, parchi, riserve, oasi…
A onor del vero, le poche volte
che ho visto il taglio in questi boschi non è stato affatto distruttivo bensì selettivo
effettuato su tronchi precedentemente
segnalati con lo scopo di dare aria e luce al bosco. Dopo il taglio il bosco non aveva
cambiato aspetto in modo radicale e per i funghi forse l’ambiente era
addirittura migliorato.
Quando le chiome diventano troppo fitte e impediscono
al sole di scaldare il terreno, molti funghi ne soffrono e fra questi i porcini
che invece traggono beneficio dalla luce e dal calore del sole che li tocca.
A mio avviso non si può
demonizzare il lavoro degli onesti boscaioli, c’è solo un problema di misura
per i privati e di controllo per chi lo deve fare.
Un amico montanaro mi ha raccontato
del taglio di alleggerimento fatto a una fustaia in zona protetta, assegnata
dall'ente gestore ad una società privata con un disciplinare che prevedeva
tutte le avvertenze da usare per non danneggiare il sottobosco. La società
evidentemente interessata solo ai proventi della legna aveva pensato bene di
accelerare i lavori utilizzando i mezzi cingolati, col risultato di devastare il
terreno e il sottobosco, per questo era stata bandita da ogni gara futura ma il bosco non ne
aveva certo tratto vantaggio.
I guai più grossi possono venire
fuori quando il bosco è governato a ceduo ma anche in questo caso è un problema
di misura.
Uno dei nostri migliori territori
di ricerca era un bosco misto abbastanza
infrascato con alberi di diversa età, querce, carpini, castagni ma anche qualche
acero, frassino, sorbo e arbusti di ogni genere. Camminare là in mezzo era
faticoso perché si doveva procedere fra ostacoli di ogni genere e in più il versante ripido ci costringeva a fare forza sul
bastone ma la fatica era sempre compensata, da fantastici aereus e aestivalis ma
anche ovuli, galletti, russule…
L’anno dopo non potevamo credere
ai nostri occhi.
Un orda di vandali assassini era
passata da quelle parti, le ceppaie non esistevano più, rimaneva qualche
sparuto alberello in qua e in la a testimoniare che quello, una volta era un
bosco e non una legnaia con i tronchi tutti a terra.
Era impossibile muovere anche un
solo passo.
L’anno successivo i tronchi degli alberi tagliati e i rami più grossi erano stati in
parte portati via e in parte accatastati ma il terreno era stato devastato dai
salti fatti fare ai tronchi tagliati che per
essere trascinati a valle erano stati lanciati lungo il ripido versante. Le
ramaglie più sottili non commercializzabili coprivano tutto.
L’anno dopo ancora, ogni ceppaia aveva
ricacciato diversi polloni alti quanto
noi e la vegetazione di sottobosco aveva creato un groviglio impossibile da
penetrare; cosa potesse accadere ai funghi la sotto, resterà un mistero per
molti molti anni.
Non sempre il governo a ceduo
viene praticato in modo così devastante.
Alcuni anni fa i boscaioli
avevano fatto il loro lavoro in una faggeta a ceduo stupenda per edulis e
pinicula con una tecnica completamente diversa dalla precedente.
A ogni ceppaia
erano stati lasciati due o tre polloni di discrete dimensioni assieme a qualche
albero scelto fra i più belli e il terreno era stato subito ripulito dalla
legna ma anche dalle ramaglie. Il bosco era cambiato ma non devastato, la
vegetazione di sottobosco non era riuscita a prendere il sopravvento e in un
paio di anni aveva ritrovato il suo equilibrio con i porcini più che mai in
salute, grazie alla maggiore insolazione del terreno.
Quindi secondo la mia esperienza,
le conseguenze del taglio del bosco hanno sempre effetti importanti sui funghi
ma non necessariamente disastrosi, dipende dalla civiltà di chi opera, dal tipo di governo a cui il bosco è
destinato e dalla competenza di chi deve sovrintendere.
Ho descritto la mia esperienza su come trovare i porcini e i boschi nel manuale che puoi vedere ed eventualmente scaricare col LINK: TROVARE I FUNGHI PORCINI
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