Funghi

Funghi

martedì 22 novembre 2016

COSA SUCCEDE AI FUNGHI DOPO IL TAGLIO DEL BOSCO?

L’amico Marco mi ha scritto questo messaggio:
Sui funghi nei boschi tagliati se ne sentono tante….chi dice che crescono prima e di più, chi dice solo i primi anni e poi a ripartire dal settimo, chi dice troppo sporco e impraticabile (soprattutto cerro e castagno)..qual è la verità secondo te e cosa ne pensano i fungaioli di face book.
Ecco la mia esperienza.

I boschi che frequento sull'Appennino sono in grande maggioranza costituiti da latifoglie e molto meno da conifere.
I secondi e i primi con età maggiore di 40 anni sono governati a fustaia, gli altri a ceduo che si basa sulla capacità delle piante di emettere polloni nuovi dalle ceppaie tagliate.

Per me le fustaie, soprattutto quelle di faggio, sono i boschi quelli veri, dove le chiome degli alberi spesso si uniscono a formare una copertura continua attraverso la quale ogni tanto sbuca qualche lama di luce. Il sottobosco è un tappeto di foglie secche in tutte le stagioni senza ostacoli per il passo ma neppure per lo sguardo, come quella volta quando un capriolo che non mi aveva sentito, si spostava tranquillamente fra i tronchi e io non mi ero stupito; lui faceva parte dell’ambiente e in quell'attimo forse ne facevo parte anche io.
La ricerca è tranquilla, non è necessario fare lo slalom fra le frasche, gli arbusti e la vegetazione e si può scegliere la direzione giusta seguendo il proprio istinto senza però perdere la concentrazione. Poche volte capita di vedere un fungo proprio in bella vista, più spesso i porcini si mimetizzano perfettamente con le foglie e solo l’esperienza consiglia di spostare quel mucchietto  con la punta del bastone.


Tagliare alberi in questi luoghi dovrebbe essere considerato un sacrilego e debbo dire che mi è capitato raramente di vederlo, forse perché in genere sono boschi con qualche grado di tutela, parchi, riserve, oasi…
A onor del vero, le poche volte che ho visto il taglio in questi boschi non è stato affatto distruttivo bensì selettivo effettuato su  tronchi precedentemente segnalati con lo scopo di dare aria e luce al bosco. Dopo il taglio il bosco non aveva cambiato aspetto in modo radicale e per i funghi forse l’ambiente era addirittura migliorato. 
Quando le chiome diventano troppo fitte e impediscono al sole di scaldare il terreno, molti funghi ne soffrono e fra questi i porcini che invece traggono beneficio dalla luce e dal calore del sole che li tocca.
A mio avviso non si può demonizzare il lavoro degli onesti boscaioli, c’è solo un problema di misura per i privati e di controllo per chi lo deve fare.
Un amico montanaro mi ha raccontato del taglio di alleggerimento fatto a una fustaia in zona protetta, assegnata dall'ente gestore ad una società privata con un disciplinare che prevedeva tutte le avvertenze da usare per non danneggiare il sottobosco. La società evidentemente interessata solo ai proventi della legna aveva pensato bene di accelerare i lavori utilizzando i mezzi cingolati, col risultato di devastare il terreno e il sottobosco, per questo era stata bandita da ogni gara futura ma il bosco non ne aveva certo tratto vantaggio.

I guai più grossi possono venire fuori quando il bosco è governato a ceduo ma anche in questo caso è un problema di misura.


Uno dei nostri migliori territori di ricerca era un bosco misto abbastanza infrascato con alberi di diversa età, querce, carpini, castagni ma anche qualche acero, frassino, sorbo e arbusti di ogni genere. Camminare là in mezzo era faticoso perché si doveva procedere fra ostacoli di ogni genere e in più il versante ripido ci costringeva a fare forza sul bastone ma la fatica era sempre compensata, da fantastici aereus e aestivalis ma anche ovuli, galletti, russule…
L’anno dopo non potevamo credere ai nostri occhi.
Un orda di vandali assassini era passata da quelle parti, le ceppaie non esistevano più, rimaneva qualche sparuto alberello in qua e in la a testimoniare che quello, una volta era un bosco e non una legnaia con i tronchi tutti a terra.
Era impossibile muovere anche un solo passo.
L’anno successivo i tronchi degli alberi tagliati e i rami più grossi erano stati in parte portati via e in parte accatastati ma il terreno era stato devastato dai salti fatti fare ai tronchi tagliati che per essere trascinati a valle erano stati lanciati lungo il ripido versante. Le ramaglie più sottili non commercializzabili coprivano tutto.
L’anno dopo ancora, ogni ceppaia aveva ricacciato  diversi polloni alti quanto noi e la vegetazione di sottobosco  aveva creato un groviglio  impossibile da penetrare; cosa potesse accadere ai funghi la sotto, resterà un mistero per molti molti anni.



Non sempre il governo a ceduo viene praticato in modo così devastante.
Alcuni anni fa i boscaioli avevano fatto il loro lavoro in una faggeta a ceduo stupenda per edulis e pinicula con una tecnica completamente diversa dalla precedente.
A ogni ceppaia erano stati lasciati due o tre polloni di discrete dimensioni assieme a qualche albero scelto fra i più belli e il terreno era stato subito ripulito dalla legna ma anche dalle ramaglie. Il bosco era cambiato ma non devastato, la vegetazione di sottobosco non era riuscita a prendere il sopravvento e in un paio di anni aveva ritrovato il suo equilibrio con i porcini più che mai in salute, grazie alla maggiore insolazione del terreno.

Quindi secondo la mia esperienza, le conseguenze del taglio del bosco hanno sempre effetti importanti sui funghi ma non necessariamente disastrosi, dipende dalla civiltà di chi opera, dal tipo di governo a cui il bosco è destinato e dalla competenza di chi deve sovrintendere. 
Ho descritto la mia esperienza su come trovare i porcini e i boschi nel manuale che puoi vedere ed eventualmente scaricare col LINKTROVARE I FUNGHI PORCINI







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