ECCO DOVE ABBIAMO TROVATO I PORCINI A GIUGNO.
Oggi pubblico la terza parte del racconto di un uscita a porcini assieme alla mia compagna, all'inizio di Giugno per capire il modo in cui prepariamo l’uscita, scegliamo i boschi, l’altezza e come conduciamo la ricerca, utilizzando il mio MODELLO DI PREVISIONE.
L’emozione di un porcino trovato
nel posto giusto funziona come un pieno di benzina nella macchina quando la
spia del serbatoio segna rosso profondo. L’adrenalina allontana ogni stanchezza
e posso ripartire con rinnovata energia ma questo forse accadrà fra qualche ora,
adesso l’emozione è quella che provo subito appena scendo dalla macchina lungo
la mulattiera.
Sulla pelle sento il piacere dell’aria
frizzantina e limpida che aiuta lo
sguardo a cercare i punti di riferimento lontani, guardo i colori, sento i
profumi, i canti degli uccelli, il verso d’allarme di un capriolo, il chiacchiericcio
dell’acqua che salta fra i sassi di un fosso, osservo le impronte a terra dove
provo a trovare quelle di un lupo o un cinghiale, la forma di un albero strano, le orchidee … e
sono contento.
Tutto quanto attorno mi ricorda ancora
una volta il motivo che da sempre mi porta ad essere qui con ogni tempo in ogni
stagione e potrei fermarmi a cazzeggiare a lungo come sto facendo tanto che Mara,
con tatto, mi riporta sulla terra:
“direi di seguire la mulattiera e raggiungere in fretta le fungaie in
basso”
“…e allora muoviamoci” aggiungo io.
Nel bosco sento subito la
differenza rispetto all’arrivo.
l’aria è ferma direi umida,
pesante.
Mi aspetto di inciampare nei
funghi e purtroppo non è così anzi non se ne vede mezzo. Un piccolo senso di
delusione è già in agguato, per fortuna è ancora una volta Mara che risolve le
cose:
“Vieni un po’ qui”
Mi precipito!
È in ginocchio su un tappeto di
foglie secche e sposta delicatamente quelle vicine a un galletto, dove ne compare un altro, poi un altro ancora.
Ben presto l’unico galletto prima visibile si trasforma in una bollata di
galletti tutti freschi e cicciuti come debbono essere alla partenza della
buttata.
Questo è il momento giusto per
fermarsi e guardare senza fare nulla.
È utile memorizzare i colori con
la luce di quel momento, osservare le condizioni del bosco, ragionare con la
temperatura del terreno per confermare o correggere il tiro e trovare la
concentrazione che serve per fare uscire i funghi dai nascondigli dove stanno
nascosti.
Ecco un verdone, la c’è un gruppo
di russole rosse, due lattari, altri galletti e quella? Una splendida rubescens
ancora chiusa in bella vista che fa muovere la macchina fotografica poi, quando
decide lui, compare anche sua maestà il porcino che sapevamo già essere in
zona.
Dopo un paio di ore nel cesto ci
sono diversi aestivalis, molti galletti e russole fresche senza vermi da
aggiungere in padella al misto per le tagliatelle tagliate spesse e strette.
Possiamo essere soddisfatti.
Abbiamo ragionato, battuto un bel
tratto di bosco alla stessa altezza, fatta una buona raccolta e adesso potremmo
tornarcene a casa soddisfatti, invece …. propongo a Mara una piccola deviazione.
“te la senti di salire fino ai faggi?”
“perché mai?”
Dice Lei
“È una bella sfacchinata, l’umidità è la stessa ma il terreno è
sicuramente più freddo e rischiamo di non trovare neanche un fungo”.
“Ma possiamo trovare la conferma di quello che tu dici!”
commento io
“Vuoi mettere la soddisfazione!”
La curiosità di Mara non Le
permette di dire di no e allora su verso i faggi dove la verifica ha pieno
successo e proprio vicino a una sorgente senza funghi in giro tiriamo fuori il
panino e le ciliegie.
Confesso che dopo il panino mi
sono appisolato con il cesto sotto la testa a fare da cuscino.
È stata una bella giornata,
abbiamo trovato un sacco di roba e anche i funghi, siamo contenti e ce ne
torniamo a casa con la voglia di ripartire.
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